SOVRALLENAMENTO – COME GESTIRLO

Nel mondo dello sport, esistono alcune categorie di atleti, che scelgono di allenarsi in modo autonomo. Molti di loro, improvvisano la  seduta di lavoro, secondo la compagnia di amici, o in base ad altre considerazioni poco scientifiche.
Spesso, la supermotivazione del singolo, porta a strafare e quindi a lavorare in modo esagerato rispetto alle proprie possibilità di recupero.

La situazione che potrebbe originarsi, è nota con il nome di Superallenamento.

COME ESPRIMERE LA PRESTAZIONE SPORTIVA IN MODO COMPLETO.
Nel programmare uno schema di allenamenti, sia per un ciclo intero, che per uno settimanale o per una singola seduta, vanno considerati i tempi di lavoro e quelli di recupero in modo preciso, al fine di evitare sovraccarichi eccessivi o sessioni tanto leggere da non essere in grado di stimolare nessun adattamento dell’organismo.

Eseguire un piano annuale, almeno mentalmente, è importante: soltanto così, infatti, è possibile preventivare e considerare la stagione (di circa 7-8 mesi) che si andrà ad affrontare, tenendo a mente soprattutto del fatto che, non potendo rendere al massimo per tutta la stessa, sarà utile dare più importanza a certi appuntamenti ed organizzare di conseguenza i propri allenamenti, affinché siano sempre redditizi.

Un buon allenamento è quindi il risultato della giusta miscela di alcune variabili come il carico, l’affaticamento e il recupero.
Il carico dipende dal tipo di esercizi che vengono eseguiti, dall’intensità e dalla quantità o durata di questi. L’affaticamento è causato spesso dalla riduzione e all’esaurimento delle riserve energetiche usate per eseguire un esercizio.
Il recupero è la condizione fondamentale per consentire il ripristino delle riserve energetiche e la rigenerazione di complessi fattori psicofisici dovuti alla stanchezza eccessiva. II tempo di recupero indica il tempo utile all’organismo, nella sua totalità, per ritornare alle condizioni basilari.

Vi sono diverse tipologie di recupero:
all’interno della seduta di allenamento,
tra le sedute di allenamento,
tra i diversi cicli di allenamento durante un’intera stagione di attività sportiva.

Possiamo anche individuarne due tipi di carico:
esterno, che rappresenta un parametro di allenamento evidente e uguale per tutti;
interno, che rappresenta un valore soggettivo di risposta al carico esterno stesso.

Allenarsi semplicemente in modo duro può risultare poco utile, ma anche un allenamento di bassa intensità non modifica affatto le qualità metaboliche e quindi le prestazioni, di uno sportivo. E’ indicato allenarsi ad un livello di intensità ideale e soggettivo, in modo tale da equilibrare ogni seduta allenante, microciclo, macrociclo e piano annuale, ad un valore strettamente personale.

Ma se è facile accorgersi che ci si allena poco, è più difficile rendersi conto in tempo che si sta superando la soglia. I parametri fisiologici più frequentemente presi in considerazione per diagnosticare il sovrallenamento, sono rappresentati da sempre, in quanto di facile controllo, dalla misurazione al mattino e alla sera della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa in situazione di riposo. Dalle loro variazioni si può evidenziare uno stato di sofferenza dell’organismo.

Risulta quindi importante tenere un diario degli allenamenti con indicati diversi dati:
– Frequenza cardiaca

– Pressione arteriosa

– Numero dei chilometri percorsi durante la singola seduta – Commenti personali di condizione psicologica e fisica

– Tempi di recupero

 

 

I grafici servono per tenere sotto controllo questa linea invisibile che ci divide tra le giuste prestazioni ed appunto il sovraccarico allenante, deleterio per l’intero organismo.